PNEI: il network umano
La nostra salute dipende da un fitto e organizzatissimo network formato dal sistema endocrino, dal sistema immunitario e dal sistema nervoso centrale. Il fulcro di questa rete di interconnessioni è il cervello: vediamo come mantenerlo giovane per vivere a lungo e in salute.
Il professor Enzo Soresi, anatomopatologo e oncologo, primario emerito di pneumologia al Niguarda di Milano, ritiene che l’epicentro di tutte le malattie sia il cervello. Negli ultimi dieci anni si è dedicato a studi di neurobiologia e ha maturato la convinzione che sia proprio nell’encefalo l’interruttore in grado di accendere e/o spegnere le patologie sia psichiche che fisiche. Soresi c’è arrivato dopo aver visto gente ammalarsi o guarire con la "sola forza del pensiero” e nel suo libro "Il Cervello Anarchico” ci racconta numerosi casi clinici a testimonianza di tutto ciò.
Psico-neuro-endocrino-immunologia
Molti anni fa si riteneva erroneamente che i sistemi endocrino, immunitario e nervoso lavorassero in modo "slegato” l’uno dall’altro, invece ormai è ben chiaro che non è così e che l’interconnessione tra di loro è molto stretta e profonda.
Sto parlando di PNEI, psico-neuro-endocrino-immunologia, una nuova grande scienza, che sta cercando di studiare queste connessioni: è praticamente impossibile misurare quanti neurotrasmettitori o quanti ormoni vengano liberati da un’emozione, ma è comunque sicuro che ciò avviene e che influenza la nostra salute. La PNEI ci fornisce una visione dell’organismo umano come rete strutturata e interconnessa, in reciproca relazione con l’ambiente fisico e sociale.
Il cervello è certamente la sede delle funzioni intellettive umane, ma non è paragonabile ad un "calcolatore” nel suo modo di leggere la realtà esterna, al contrario i segnali provenienti sia dall’esterno che dall’interno dell’organismo vengono elaborati in modo molto più complesso e vengono sempre attivate le connessioni con gli altri sistemi.
Sto parlando di PNEI, psico-neuro-endocrino-immunologia, una nuova grande scienza, che sta cercando di studiare queste connessioni: è praticamente impossibile misurare quanti neurotrasmettitori o quanti ormoni vengano liberati da un’emozione, ma è comunque sicuro che ciò avviene e che influenza la nostra salute. La PNEI ci fornisce una visione dell’organismo umano come rete strutturata e interconnessa, in reciproca relazione con l’ambiente fisico e sociale.
Il cervello è certamente la sede delle funzioni intellettive umane, ma non è paragonabile ad un "calcolatore” nel suo modo di leggere la realtà esterna, al contrario i segnali provenienti sia dall’esterno che dall’interno dell’organismo vengono elaborati in modo molto più complesso e vengono sempre attivate le connessioni con gli altri sistemi.
Allo stesso modo il sistema immunitario può essere definito un vero e proprio organo di senso, un occhio interno, organizzato per sorvegliare sia l’interno che l’esterno dell’organismo.
Lo sviluppo del sistema nervoso centrale
Alla nascita il cervello non è ancora programmato, ma è ancora in fase evolutiva: è l’interazione con l’ambiente che lo strutturerà, perciò sono fondamentali i segnali che il neonato riceve: stimoli visivi, verbali, fisici, ecc. Questo processo di "formazione” prosegue fino al terzo anno di vita, quando attraverso il linguaggio, si attiva la coscienza del sé, e la persona assume una sua identità. Di questi primi tre anni d’inconsapevolezza non sappiamo nulla, un mondo sommerso al quale nessuno ha accesso, neanche il diretto interessato, ma sono i tre anni che ci fanno "muovere”.
Non c’è limite alla plasticità cerebrale, non c’è limite alla neurogenesi. Esiste un flusso continuo di cellule staminali prodotte dall’encefalo: chi non le utilizza, le perde.
Stimolare e sfruttare questa capacità del nostro cervello è la chiave della longevità.
Non c’è limite alla plasticità cerebrale, non c’è limite alla neurogenesi. Esiste un flusso continuo di cellule staminali prodotte dall’encefalo: chi non le utilizza, le perde.
Stimolare e sfruttare questa capacità del nostro cervello è la chiave della longevità.
Mantenere il cervello plastico per vivere a lungo e in salute
Gli strumenti che abbiamo sono: fare attività fisica almeno tre volte la settimana - altrimenti si blocca il ricambio delle cellule e non si libera un fattore di accrescimento che nutre il cervello - e studiare (ad esempio leggere, imparare una nuova lingua, ecc.) Ippocrate aveva definito il cervello come una "ghiandola mammaria": aveva colto la sua funzione secretiva, infatti oltre ai neurotrasmettitori cerebrali - la serotonina, la dopamina, le endorfine – il cervello produce anche le Citochine, cioè la chiave di volta dei tre sistemi che formano il network del sistema PNEI e della vita stessa. Le Citochine (nome che raggruppa vari tipi di Interferoni e di Interleuchine) sono dei "messaggeri” che hanno ognuno una funzione specifica. Se sono allegro e creativo libero citochine che mi fanno bene, se sono arrabbiato e abulico mi bombardo di citochine che producono processi infiammatori (ricordate che l’infiammazione è alla base di qualsiasi malattia!)
Per questo dedicarsi ad attività piacevoli ci aiuta a star bene, mentre concentrarsi su pensieri ed emozioni negative o circondarsi di persone negative ci fa ammalare.
Sul piano anatomico e biologico conosciamo il cervello solo per il 70% circa, ma sulla coscienza? C’è ancora tantissimo da scoprire e sono molti gli scienziati e i medici che si occupano di questi argomenti: pensate che ogni anno vengono pubblicati 25.000 lavori scientifici di neurobiologia!
Per questo dedicarsi ad attività piacevoli ci aiuta a star bene, mentre concentrarsi su pensieri ed emozioni negative o circondarsi di persone negative ci fa ammalare.
Sul piano anatomico e biologico conosciamo il cervello solo per il 70% circa, ma sulla coscienza? C’è ancora tantissimo da scoprire e sono molti gli scienziati e i medici che si occupano di questi argomenti: pensate che ogni anno vengono pubblicati 25.000 lavori scientifici di neurobiologia!